Sassari cerca di voltare pagina dopo due anni di pandemia, restrizioni e risvolti sociali che pongono nuovi e pressanti quesiti sulle misure adottate per arginare l’espandersi del contagio. Il primo passo è la creazione di un polo che consenta di conciliare lavoro e genitorialità. All’ospedale Santissima Annunziata è stato inaugurato lo “Spazio arcobaleno”, e a breve analoghi spazi saranno aperti al pubblico al Palazzo civico e al Tribunale dei minori. Nelle altre province si registra lo status quo: soltanto l’Università di Cagliari ha pensato a uno “Spazio rosa” che venga incontro alle esigenze dei genitori con figli piccoli e neonati.
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Quella di Sassari è la prima struttura ospedaliera isolana che propone un luogo aperto al personale medico e paramedico, ai degenti dell’ospedale e a tutto il territorio. Allo Spazio Arcobaleno, mamme e papà possono trascorrere del tempo con i loro bambini e trovare anche un valido appoggio per allattarli o anche soltanto per cambiare loro il pannolino. I nonni possono intrattenersi con i nipoti e, fatto importante di questi tempi, gli stessi pazienti in lungodegenza, se le condizioni di salute lo consentono, hanno la possibilità di incontrare congiunti che non vedono da tempo a causa delle limitazioni d’accesso (in particolare negli orari di visita concessi al pubblico).
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L’allestimento di speciali spazi, dedicati ad accogliere bambine e bambini per favorire l’incontro genitori-figli ma anche la cultura dell’allattamento al seno materno, è incoraggiato dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e dall’Unicef. Si tratta di azioni che vedono le pubbliche amministrazioni erogare un servizio alla collettività, sulla base anche delle necessità espresse e che assumono le caratteristiche di azioni positive, comportamenti collaborativi alle esigenze di allattamento, naturale e artificiale, e della relazione tra genitori e figli.
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«Questo è un luogo dedicato all’incontro tra genitori, famiglia, figli, a misura di bambina e bambino, dove ritrovare uno spazio adeguato a quelle relazioni significative fatte di gesti quotidiani, in un ambiente protetto e riservato», spiega la presidente del Comitato unico di garanzia (Cug) dell’Università di Sassari, Marta Galiñanes Gallén.
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«Lo Spazio Arcobaleno – sottolinea Gabriella Tucconi, presidente del Cug Aou Sassari – si apre per accogliere oltre che genitori, anche personale aziendale e universitario, studenti, così da favorire la continuità delle relazioni con i propri figli. Ma rappresenta anche un luogo in cui i degenti del nostro ospedale possono incontrare i propri cari».
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«Questa unione di intenti – precisa il direttore sanitario dell’Aou di Sassari, Luigi Cugia – si configura come un’importante sensibilità. È l’inizio di una collaborazione che, dal punto di vista pratico, dovrà avere anche altre ricadute. Nel programma del Cug Aou è stato inserito un progetto che mira a creare un asilo aziendale all’interno della nostra azienda. Si tratta di un passo culturale importante, per la cui realizzazione sarà necessario lavorare».
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Il prorettore dell’Università, Andrea Piana, annuncia che «questo primo Spazio Arcobaleno è soltanto un esempio di altri che l’Università intende aprire, anche con il contributo del Dipartimento di Architettura, per individuare spazi nella città da ristrutturare e aprire».
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Infine, il presidente della struttura di raccordo della Facoltà di Medicina ospedaliero universitaria, Giovanni Sotgiu, pone l’accento su un altro aspetto non trascurabile: «Al giorno d’oggi, molte persone che vivono la loro genitorialità abbandonano il posto di lavoro per dedicarsi ai figli; mentre sono sempre meno quelli che riprendono a lavorare. Individuare soluzioni che consentono di vivere la propria genitorialità anche sul posto di lavoro, può far aumentare il senso di appartenenza nei confronti dell’azienda per la quale si lavora».
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L’auspicio è che ora anche le altre strutture ospedaliere sarde raccolgano l’esempio del Santissima Annunziata e individuino locali adeguati per promuovere questa lodevole iniziativa.